La Casa-Museo di Carmelo Mendola

(via Ingegnere - via Bronte)

“...Se una volta scomparso, desiderate manifestare un pensiero gentile, portando un fiore alla mia tomba, ricordatevi che la dilatazione del mio corpo e del mio spirito, e quindi la vera e autentica mia fisionomia fisica e spirituale, si trova in via Ingegnere e via Bronte... Si trattava di un rettangolo di terreno, con 25 metri di prospetto. Alcuni alberi striminziti, imploranti la pietà del cielo per l’elemosina di un po’ di acqua, vegetavano qua e là nella parte libera da costruzioni. Tra questi, due ulivi contorti e accostati l’uno all’altro come due fratelli trepidanti per la loro sorte, sembravano rivolgermi una sommessa preghiera. Quegli ulivi, rannicchiati in un angolo del terreno, e abbarbicati ad uno spuntone di roccia, mi suggerivano una serie di soluzioni architettoniche per la sistemazione del giardino. L’incontro con un architetto che nel suo progetto, aveva abolito gli ulivi, determinò nel mio essere una forte volontà di assumere personalmente la progettazione della mia casa... Gli ulivi sembravano ringraziarmi per lo scampato pericolo...”

Così scriveva nel suo manoscritto Carmelo Mendola.

Nel 1959, improvvisandosi architetto, con l’assistenza dell’Ing. L. Patanè, progetta ed edifica la sua dimora, che doveva essere "espressione del suo patriarcale concetto della famiglia e tempio dove custodire la propria Opera."

"La Casa-Museo di Mendola è oggi un fatto architettonico di enorme interesse per l’estrosità e, spesso, la genialità delle soluzioni tecniche poste in funzione dell’idea primigenia, per l’eleganza e la monumentalità della strutturazione spaziale, soprattutto per l’intima saldezza dell’insieme, sì che, più che un edificio, si potrebbe parlare di una immensa articolatissima scultura, eseguita secondo moduli musicali di grandiosità Bachiana" (Luciano Budigna: Carmelo Mendola, scultore - Ed. Galleria Cortina, Milano).

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